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Arata Isozaki es el Pritzker Prize 2019

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Arata Isozaki vince il Pritzker Architecture Prize 2019, premio che volerà in Giappone per l’ottava volta dalla sua fondazione 40 anni fa.  Classe 1931, Isozaki è originario di Ōita, nella zona nord-orientale dell’isola giapponese di Kyūshū. Dopo l’assegnazione del Serpentine Pavilion al Giapponese Ishigami l’architettura nipponica è ancor di più sotto l’occhio dei riflettori.

L’architettura giapponese ancora vincente nel Pritzker Prize

Dopo l’assegnazione del prestigioso Pritzker Prize, da molti considerato come un “nobel per l’architettura”, all’architetto indiano Balkrishna Doshi nel 2018, la giuria internazionale ha deciso di premiare Arata Isozaki; la cerimonia di premiazione avverrà nel mese di Maggio in Francia, nella splendida cornice della Reggia di Versailles.

foto arata isozaki architetto

“Una delle figure più influenti nell’architettura mondiale contemporanea”: le motivazioni della giuria

Gli 8 membri della giuria del Pritzker Prize 2019 – Stephen Breyer, André Aranha Corrêa do Lago, Richard Rogers, Kazuyo Sejima, Benedetta Tagliabue, Ratan N. Tata, Wang Shu, Martha Thorne – hanno così motivato la scelta dell’assegnazione:

Apprezzato come un visionario tra i suoi contemporanei di livello internazionale, l’approccio lungimirante di Isozaki, il profondo impegno per “l’arte dello spazio” e la metodologia transnazionale sono stati messi in evidenza sin dagli anni ’60. L’architetto è stato riconosciuto come facilitatore del dialogo tra Oriente e Occidente, reinterpretando le influenze globali all’interno dell’architettura e sostenendo lo sviluppo delle giovani generazioni sul campo.

La giuria del Pritzker Prize 2019 riconosce all’architetto anche una profonda conoscenza della storia e dell’architettura:

Possedendo una profonda conoscenza della storia e della teoria architettonica e abbracciando le avanguardie, non ha mai semplicemente replicato, ma la sua ricerca di un’architettura significativa si è riflessa nei suoi edifici che fino ad oggi, sfidando categorizzazioni stilistiche, sono in continua evoluzione e, nel loro approccio, sempre contemporanei (…). L’approccio d’avanguardia di Isozaki è fluido, si adatta ai bisogni e alle influenze di ogni ambiente attraverso un concetto di tempo e forma interconnessi tra loro, chiamato “ma.” La connettività riflessiva tra universalità globale e identità locale è resa evidente attraverso la sua ampia cultura interculturale e soluzioni interdisciplinari che riflettono una profonda sensibilità a specifiche esigenze contestuali, ambientali e sociali.

Conclude Stephen Breyer, presidente della giuria del Pritzker Prize:

Isozaki è un pioniere nel comprendere che la necessità dell’architettura è sia globale che locale – che queste due forze sono parte di una singola sfida. Per molti anni, ha cercato di accertarsi che le aree del mondo che hanno una lunga tradizione in architettura non si limitino a quella tradizione, ma aiutino a diffondere queste tradizioni mentre imparano contemporaneamente dal resto del mondo

Chi è Arata Isozaki

Arata Isozaki nasce a Ōita, nell’isola di Kyushu, in Giappone nel 1931, appena prima dell’inizio della Seconda Guerra Mondiale.

Riconosciuto come uno dei maestri dell’architettura giapponese degli ultimi decenni del secolo, Arata Isozaki inizia la propria carriera negli anni 50 come allievo dell’architetto giapponese Kenzo Tange (architetto e urbanista giapponese, uno dei maggiori rappresentanti dell’architettura del Novecento, autore del progetto del quartiere fieristico bolognese). Fonda il proprio studio di architettura, Arata Isozaki & Associates, e sviluppa uno stile progettuale influenzato dalle vicende negative che hanno caratterizzato la sua infanzia (ha 14 anni quando Hiroshima e Nagasaki vengono bombardate). Isozaki crede, infatti, che gli edifici siano opere transitorie, per cui la loro progettazione deve tener conto del benessere dei sensi di chi li abita.

Da qui le sue personali teorie riguardanti la forma architettonica che si traducono in opere dalla ricercata geometria, a volte attraverso volumi monolitici, come il Palahockey di Torino, a volte dalla combinazione complessa di volumi primari come nel Kitakyushu City Museum of Art o nel Centro civico di Tsukuba, ma con un risultato sempre monumentale. Il rivestimento dell’edificio, invece, è un elemento attraverso il quale esprime la sua poetica, dove la ripetizione continua del modulo ha l’obiettivo di creare involucri continui e scultorei.

E’ a partire dagli anni ottanta che Arata Isozaki aderisce al postmoderno avvicinandosi anche al gruppo Memphis, movimento d’avanguardia guidato da Ettore Sottsass in Italia. Isozaki riscopre le linee e le forme archetipiche, si apre all’utilizzo del colore e della ricerca grafica non solo nei progetti riguardanti i complementi d’arredo ma anche nella sua sperimentazione compositiva (il Museo d’arte contemporanea MOCA di Los Angeles ne è un esempio).

Opere di Arata Isozaki in Italia

La presenza di progetti architettonici di Isozaki in tutto il mondo è stata, sin dagli anni 80, sempre numerosa. Non passano certamente inosservate le opere compiute tra il 1983 e il 1990 a Barcellona in occasione delle Olimpiadi, occasione in cui le grandi architetture si sono prepotentemente inserite in un nuovo contesto urbano come quello di Barcellona. Nella foto di seguito il Palau Sant Jordi (Barcellona).

foto di Barcelona Palau Sant Jordi Arata Isozaki architetto

Altri esempi, di seguito nella foto gallery, sono il Team Disney Building in Florida (1987-1990), lo Shenzhen Cultural Center (1998-2007), il Qatar National Convention Center di Doha (2004-2011); la Shanghai Symphony Hall (2008-2014); Hunan Provincial Museum (2011-2017) in Cina.


Opere di Arata Isozaki in Italia
 se ne possono individuare due: il Pala Alpitour di Torino (2002-2005), ultimato per i Giochi olimpici invernali; la più recente Allianz Tower di Milano, compresa “nell’operazione Citylife“. Tuttavia, Isozaki è diverse volte andato incontro a controversie in Italia, in particolare per il progetto di restyling della Galleria degli Uffizi di Firenze, in collaborazione con il collega italiano Andrea Maffei, che è quindi, ad oggi, irrealizzato. Ma finalmente il più alto riconoscimento per l’architetto giapponese Isozaki Pritzker Prize 2019.

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