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Serpentine Pavilion 2020 di Counterspace: sarà costruito con mattoni riciclati

Lo studio di architettura sudafricano Counterspace utilizzerà sughero e mattoni realizzati con materiali edili di recupero per costruire il Serpentine Pavilion di quest’anno, dedicato alle esperienze delle comunità di migranti a Londra.

Per il padiglione verranno utilizzati moduli K-Briq, una nuova tecnologia di Kenoteq per la produzione di laterizi ottenuti al 90% da scarti di costruzione e demolizione riciclati.

foto mattoni riciclato k-briq

Secondo quanto riportato dall’azienda produttrice di questo mattone ecologico, i bricks, non richiedendo cottura, comportano solo un decimo delle emissioni di carbonio dei manufatti tradizionali. Un enorme vantaggio per l’ambiente.

L’altro materiale che sarà principalmente utilizzato sarà il sughero, oggi considerato come l’alternativa più sostenibile rispetto ad altre tipologie di legno, perché la corteccia può essere ricavata senza il taglio dell’albero.

Serpentine Pavilion 2020 concept e progetto

Il padiglione Counterspace, che è il 20° Serpentine Pavilion, sarà dedicato alle esperienze delle comunità di migranti a Londra. L’inaugurazione è prevista per Giugno 2020, ma non sappiamo se sarà confermata, vista l’emergenza Coronavirus che sta facendo slittare parecchi eventi in giro per il mondo. Certo è che Counterspace ha definito il progetto ormai da tempo e definito i cardini che ne tracciano il concept.

Di diverse consistenze, forme e colori saranno lo strumento attraverso il quale Counterspace ceracherà di evocare quartieri londinesi caratterizzati da vaste popolazioni di migranti, come Brixton, Hoxton, Hackney, Whitechapel, Edgware Road, Peckham, Ealing e North Kensington.

“Il padiglione è esso stesso concepito come un evento: l’incontro, durante il periodo di permanenza del padiglione, di una varietà di espressioni da tutta Londra, sotto forma di tracce dei luoghi, degli spazi e dei manufatti che hanno fatto della cura e del sostentamento parte dell’identità di questa metropoli”, ha dichiarato l’architetta responsabile, Sumayya Vally

Ancor più curioso il fatto della presenza di elementi del progetto mobili, che consentiranno di rimuovere ed esporre parti del Serpentine Pavilion 2020 in diversi quartieri di Londra. In tali sedi, ospiteranno eventi comunitari prima di essere ricollocati nella struttura principale alla fine dell’estate. Ecco di seguito alcuni render del progetto.

foto serpentine pavilion 2020 counterspace foto serpentine pavilion 2020 counterspace 2

Un vero e proprio programma di eventi, oltre che un progetto architettonico, che farà parte della serie Back to Earth del Serpentine, che esplora le modalità con cui l’architettura riesce a creare spazi alternativi ai sistemi gerarchici, a promuovere il benessere e ad evolversi con l’ambiente.

Le tre direttrici di Counterspace, Sumayya Vally, Sarah de Villiers e Amina Kaskar, fondatrici dello studio a Johannesburg nel 2015, saranno le più giovani architette ad aver progettato il padiglione estivo della Serpentine Gallery.

foto counterspace studio architecture founders

Counterspace è soltanto il terzo studio fondato esclusivamente da donne ad aver ricevuto l’incarico dalla Serpentine Gallery, dopo Zaha Hadid nel 2000 e Frida Escobedo nel 2018.

Counterspace ha sempre, nella propria idea di progettazione, un occhio di riguardo ai temi della salvaguardia dell’ambiente. Si pensi che lo scorso anno ha utilizzato una serie di specchi per riflettere l’inquinamento aereo sopra Johannesburg, dovuto ai prodotti di scarto minerari. Un’installazione volta a sensibilizzare i connazionali sul tema.

foto Counterspace installazione specchi johannesburg

Counterspace è stato scelto dal direttore artistico della Serpentine, Hans Ulrich Obrist, e dalla CEO Bettina Korek, nominata nel 2019 dopo le dimissioni di Yana Peel. Tra i consulenti del progetto, ci sono gli architetti David Adjaye, Lesley Lokko e David Glover, oltre alla responsabile progettuale della Serpentine Julie Burnell e alla curatrice del progetto Natalia Grabowska.

“L’idea di lavorare con comunità diverse è molto importante per noi e la proposta di Counterspace centra efficacemente questo obiettivo. La dimensione sociale della loro attività ci ha pienamente convinto. Il loro apporto comprende una prospettiva africana e una prospettiva internazionale, ma il lavoro viene svolto anche in sedi e all’interno di comunità situate proprio qui a Londra, e il progetto del padiglione trae ispirazione da questo lavoro”, ha affermato Ulrich Obrist.

In una recente intervista con Art Newspaper, Ulrich Obrist ha affermato che “l’ecologia sarà al centro di tutto” ciò che le Serpentine Galleries realizzeranno in futuro.

Il padiglione Serpentine dello scorso anno era stato progettato dall’architetto giapponese Junya Ishigami, che aveva costruito una catasta di lastre di ardesia. Ecco il nostro articolo.

Il Serpentine Pavilion 2019 all’architetto giapponese Ishigami

Chi è Counterspace Studio

Counterspace è uno studio associato di architettura con sede a Johannesburg, che esegue prevalentemente progetti architettonici con coinvolgimento delle comunità, concettualizzazione di mostre e installazioni, ricerca e design urbani.

Counterspace si ispira alla propria localizzazione geografica – Johannesburg – e si propone di lavorare sullo sviluppo dell’espressione del design, in particolare per Johannesburg e il suo continente, attraverso architettura, pubblicazioni, installazioni e ricerca in ambiente urbano. Counterspace ha collaborato a numerosi progetti di ricerca, grafica e progettazione immersiva con stakeholder su scala nazionale, architetti locali e università in Sudafrica, oltre a vari progetti di architettura culturale in zone rurali e urbanizzate del Sudafrica e internazionali.

La sede dello studio è adiacente ai luoghi della pratica accademica, poiché Sumayya dirige l’Unità 12 presso la Graduate School of Architecture di Johannesburg, mentre Sarah attualmente dirige l’Unità 18 presso la stessa istituzione e Amina lo studio di Housing Ecologies della Postgraduate Architecture School presso l’Università di Witwatersrand.

Per Sumayya Vally (nata nel 1990 in Sudafrica) Johannesburg è una vera e propria ossessione. Il suo lavoro sulla narrativa, l’identità e la memoria della città l’ha portata ad occuparsi di una serie di progetti concettuali e investigativi, tra cui un incarico di assistente curatrice e produttrice cinematografica per La Biennale di Venezia 2014 (Padiglione sudafricano). Sumayya è stata recentemente selezionata come finalista per il premio di architettura indetto dalla residenza per artisti Fondazione Civitella Ranieri (2019) ed è stata finalista del premio Rolex Mentorship and Protege (2018/2019). Attualmente insegna presso la Graduate School of Architecture, in qualità di Unit Leader dell’Unità 12, dedicata alla ricerca di espressioni progettuali per questioni identitarie e di contestazioni territoriali.

Amina Kaskar (nata nel 1990 in Sudafrica) ha un forte interesse per tematiche di genere, migrazione, etnografia e reti e processi sistematici. Nel 2017, Amina ha vinto la borsa di studio Vlir-ous per intraprendere un secondo Master in Insediamenti Umani presso l’istituto universitario e di ricerca KU Leuven, in Belgio. Il suo lavoro comprende lo studio degli spazi per infrastrutture di arrivo di comunità di migranti e rifugiati nel quartiere Nord di Bruxelles. Il Master avanzato citato riguardava anche questioni relative all’urbanistica socio-ecologica del paesaggio, focalizzata specificamente sul Golfo di Guayaquil, in Ecuador. È inoltre docente associata CETA presso la Wits School of Architecture e recentemente ha condotto l’Advanced Design Studio Elective per il programma di ricerca post-laurea Honours presso Wits, intitolato Housing Ecologies (Ecologie abitative).

Sarah de Villiers (nata in Sudafrica nel 1990) è interessata alle pratiche spazio-economiche, nonché ad elementi che implicano “alterità”, in particolare pratiche che si integrano come sistemi inaspettati, sfidando le logiche circostanti di scala, tempo, accessibilità, identità o ambienti normativi più ampi. Ha insegnato per tre anni alla Graduate School of Architecture, UJ all’interno dell’Unità 14: Rogue Economies, dedicata alle economie urbane emergenti post-apartheid a Johannesburg, e attualmente dirige, insieme alla dottoressa Huda Tayob, l’Unità 18, Prototipi iperrealistici, che definisce nozioni di origine, epoca post-fake e autenticità nella produzione architettonica.

Che ne pensate di questo progetto? Seguite i nostri articoli sul nostro blog

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